Nelle vostre tiepide case



Fa freddo in questo corridoio; ma credo che non sia solo colpa della temperatura.
Accarezzo con due dita questa tappezzeria; è di cattivo gusto, fatta di schizzi di vari colori su una base di un giallo orrendo.
La vista degli schizzi rossi percuote la mia pelle con un brivido.
Sfioro ancora il muro, delineando anche i contorni delle parti più rovinate, e mi chiedo quante altre mani l'abbiano sfiorato prima di me.
Non solo quelle curate mani calde di turisti accalcati per prendere parte al giro turistico degli orrori che si è saputo compiere; mi interrogo soprattutto sul numero delle mani rotte, insanguinate, fredde e malcurate che questo muro l'hanno toccato quando la rappresentazione dello spettacolo più osceno dell'uomo andava in scena.
Mi chiedo soprattutto se sapessero che loro, di quello spettacolo, erano gli attori principali.

Sono arrivato qui passando attraverso campi innevati e steppaglia sepolta.
Siamo in tanti qui ma mi escludo inconsciamente dalla folla; nessuna parola mi distrae da quel flusso di parole che scaturisce dalla bocca dell'uomo di fronte a me:

“Buongiorno ragazzi… Sono la vostra guida… Benvenuti ad Auschwitz-Birkenau…”.

Lo seguiamo affannati muovendo i nostri passi pesanti nella neve. Lui ci parla ancora, soppesando ogni singola parola per dargli un senso ancora più duro e difficile da sopportare:

“Auschwitz-Birkenau nasce come caserma per le truppe… In seguito verrà adoperato come carcere per i prigionieri polacchi dalle truppe naziste… In origine questa località prendeva il nome di Oświęcim… nazisti… polacchi… prigionieri… uccisi… deportati…”

Il mio contatto con lui si interrompe.
Sfuma tutto come se mi avessero abbassato il volume gradualmente.
Il suono comincia a sparire.
Come se provenisse da una radio mal sintonizzata.
Fino al momento in cui non lo sento più.
Il mondo accanto a me diventa sfocato… Come una fotografia venuta mossa…. I colori si fondono… E rendono nitido la cosa che ormai è al centro della mia attenzione…
Non esisto più… Non esiste la guida… Non esiste il mondo… Esiste solo lui…
Un cancello nero… In ferro battuto… Su cui troneggia una scritta con un senso antico di beffa e mortalità:

“ARBEIT MACHT FREI” (IL LAVORO RENDE LIBERI)


Mi si gela il sangue….
Paura e tremore mi colgono in una tempesta di emozioni che percorrono la mia schiena fino alla cima dei capelli…

“Le cifre delle vittime dell'olocausto ondeggiano tra i 5 e i 7 milioni.
I maggiori studiosi ritengono realistica e accreditata una media di 6 milioni di vittime.
Anche se il vero numero rimarrà comunque un mistero.”


La guida continua a parlare…
Io ho smesso di sentirlo duecento metri fa… Non me ne volere cara guida…
Perso in fotogrammi con colori sbiaditi e con un fischio sordo come colonna sonora le parole su quel cancello sono nitide… Si stagliano contro un cielo bianco pallido che gli fa da sfondo…
Il gruppo si muove con difficoltà nella neve alta e molti si stringono nei propri cappotti percossi da brividi indotti non solo dai -10 gradi che si riscontrano…
Il vento gelido ci sputa in faccia la neve; esploriamo i blocchi con passo più svelto confortati dal calore che proviene dal riscaldamento dei termosifoni anche se, troppo spesso, viene sostituito da brividi improvvisi causati da quello che i nostri occhi continuano a vedere…
Vetri ci separano da centinaia di scarpe, e poi di capelli e in successione di valigie, scodelle, vesti, occhiali e protesi; ogni oggetto… o abito… era una persona… era un'idea che avrebbe potuto rivoluzionare il nostro modo di pensare… un'invenzione che avrebbe cambiamo la nostra vita… un libro che ci avrebbe fatto sognare… ma anche semplicemente emozioni, opinioni che, in un futuro, avrebbero potuto cambiare il mondo.

Gianluca Quaranta - 5 informatico telematico A

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